L’Italia è l’unico Paese
dell’Unione Europea nel quale la materia dell’asilo non è disciplinata in
maniera organica. Questo ha comportato difficoltà in questi anni non solo per i
richiedenti asilo e rifugiati, ma anche per gli stessi operatori chiamati ad applicare
una normativa lacunosa e talvolta contraddittoria, di fronte a situazioni come
quelle dell'Emergenza Nord Africa.
Come ARCI continuiamo a chiedere
una legge organica in materia di asilo, da inserire nel contesto più ampio
della normativa sugli stranieri, e continuiamo a ricordare gli obblighi
internazionali assunti dall’Italia in base alla Convenzione di Ginevra e alla
Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali.
Da questo punto di vista la creazione
della rete Sistema Protezione Richiedenti Asilo Rifugiati (SPRAR) e la sua
crescita nel tempo - pur non costituendo in assenza di un intervento
legislativo organico la risoluzione del problema - è per noi un fatto positivo di gestione di
questa tematica, anche a fronte di alternative sicuramente peggiori, quali una
più lunga permanenza nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA).
Le risorse investite nei progetti di accoglienza
locale del sistema SPRAR, ci tolgono, infatti dalla situazione di emergenza e
di spreco di denaro - oltre che spesso di mancata tutela dei diritti - che si
verifica in situazioni come quelle del CARA di Mineo
(Catania) dove a fronte di 2000 posti disponibili, sono quasi 4.000 gli
“ospiti” tra donne, uomini e bambini, in un campo circondato da filo spinato e
presidiato da forze dell'ordine ed esercito. Una situazione in cui, tra
l'altro, il rapporto con le associazioni, a differenza che nello SPRAR, è
inesistente.
I profughi ed
i richiedenti asilo, purtroppo, continueranno ad esserci fino a quando ci
saranno situazioni di guerra, di violazione dei diritti e di squilibrio nello
sviluppo tra Nord e Sud del mondo. Anzi cresceranno. Come ARCI crediamo che sia
doveroso che il nostro paese abbia un adeguato sistema di accoglienza e ad esso
dedichi risorse economiche e competenze.
Altrettanto
doveroso riteniamo in una fase di grande sofferenza sociale, che qualcuno cerca
di utilizzare per rompere quella solidarietà che andrebbe invece rafforzata,
garantire la massima trasparenza sull'utilizzo delle risorse destinate al
progetto SPRAR. Tanto più vista la natura pubblica delle risorse impiegate.
Vogliamo iniziare dal
funzionamento dell’amministrazione dei fondi, tema che, in questo momento di
grave crisi economica e difficoltà delle famiglie e di molti cittadini,
riteniamo particolarmente sensibile.
Il Ministero stanzia 35
euro al giorno per ogni assistito dal programma (Fondo per le politiche ed i
servizi dell’asilo) per un totale, qui in Lunigiana, di 558mila e 906 euro per
tre anni.
Il finanziamento può
essere usato solo per le voci di spesa indicate come ammissibili dal Ministero:
le spese in questione sono quelle relative ai servizi, alla gestione e al buon
funzionamento del progetto.
Ad esempio:per l’ accoglienza materiale ci sono le
spese relative alle abitazioni (affitti, cauzioni, bollette, spese di
allestimento degli appartamenti, spese di manutenzione e risistemazione
periodica degli alloggi -che devono essere monitorati costantemente ed avere
sempre un buon livello di decoro, gestione e vivibilità-,); spese relative al vitto e relative alla persona (effetti personali,
scarpe, indumenti etc nota: per le spese
relative alla persona dal Servizio Centrale è ammesso in percentuale l’uso di
indumenti usati, le cui raccolte vanno quantificate e dichiarate. E' un modo
per raggiungere la quota di cofinanziamento che viene imposta dal Ministero
come obbligatoria per la presentazione del progetto. Considerata l’alternanza
degli ospiti e i cambi di stagione buona parte degli indumenti/scarpe dovrà
essere comunque acquistata. Lo stesso vale per le spese di allestimento degli
appartamenti: è ammesso l’uso di mobili usati – se in buono stato e se
garantiscono un allestimento decoroso degli alloggi); spese per i trasporti ordinarie (ogni ospite deve avere
garantita la possibilità di muoversi agevolmente sul territorio per cui si
dovranno fornire abbonamenti di autobus e treno per gli spostamenti utili,
insieme si forniranno mezzi che possano usare per piccoli spostamenti in
autonomia, es biciclette) e spostamenti relativi all’iter giudiziario (viaggi
alla Questura di Massa, alla Prefettura di Massa; alla Commissione territoriale
di Torino, colloqui con i legali a Firenze); spese mediche non ordinarie (non è raro che alcuni ospiti
necessitino di visite specialistiche e di un piano terapeutico non coperto dal
SSN); corsi di lingua italiana
(oltre all’inserimento nei corsi sul territorio verranno attivati corsi interni
con insegnanti qualificati che li seguiranno proponendo un progetto di apprendimento
personalizzato relativo ai diversi livelli e necessità); costi relativi al personale (operatori, mediatori culturali,
insegnanti, operatori legali, personale amministrativo) che è tenuto a
garantire il buon funzionamento del progetto e un supporto a 360 gradi degli
ospiti; Pocket Money (per le
piccole spese personali ad ogni ospite vengono erogati 2,30 euro al giorno); spese per i documenti: sia per
permessi temporanei che definitivi: marche da bollo, fototessere, versamenti;
carta di viaggo; spese per l’uscita
dal progetto: contributi per l’affitto ed interventi per agevolare, nel
primo periodo, la sistemazione alloggiativa autonoma.
Gli ospiti, come già
specificato, non saranno fissi per i tre anni, ma, se l’iter va a buon fine e
c’è una risposta positiva, si avvicenderanno anche ogni sei mesi, per cui
alcune delle spese sopra citate vanno moltiplicate.
In ogni caso per avere
un quadro di quello che dovrebbe essere il percorso di accoglienza e il lavoro
che si richiede agli operatori è forse utile e consigliata una veloce
consultazione del Manuale Operativo perl’attivazione e la gestione di servizi di accoglienza e integrazione perrichiedenti e titolari di protezione internazionale (scaricabile
agevolmente su internet)
Riguardo ai passaggi con
cui viene regolamentata la gestione del finanziamento possono riassumersi così:
ARCI Regione Toscana raccoglierà le fatture di spesa dagli operatori che
gestiscono le case nei nostri comuni, le invierà mensilmente in rendicontazione
alla SdS Lunigiana, SdS Lunigiana a sua volta le trasmetterà al Servizio
Centrale del Ministero che, una volta verificata l'ammissibilità delle spese
presentate, erogherà il corrispondente finanziamento alla Società della Salute
che a sua volta lo girerà ad ARCI Toscana in qualità di riaccredito per le
spese sostenute.
E’ possibile che i
riaccrediti (che dovrebbero avere cadenza mensile) non rispettino i tempi
stabiliti, nell'eventualità ARCI Toscana, anche tramite un fido con Banca
Etica, potrà fare fronte alle spese giornaliere e correnti dei centri.
Ovviamente nel
contributo è calcolato l’interesse passivo che ARCI deve riconoscere a Banca
Etica.
E’ un po’ complicato, ma
verificabile.
Una nota a parte: come
possiamo vedere gran parte de finanziamento che arriva dal Ministero e che
viene utilizzato per questo importante, civile e solidale progetto, resta sul
territorio della Lunigiana e in particolare nei comuni dove sono accolti i
richiedenti asilo (cercheremo ad esempio di appoggiarci, per le spese
alimentari e non, sui market e negozi locali).
Molti soci dei circoli
ARCI e delle associazioni che hanno dato la loro adesione al progetto
svolgeranno attività di volontariato per sostenere il progetto, farlo crescere
e farlo conoscere ai cittadini permettendo loro di partecipare a una importante
e civile esperienza.
Questo lo abbiamo sempre
fatto e continueremo a farlo a maggior ragione oggi che abbiamo nei nostri
comuni una concreta esperienza di accoglienza, solidarietà e di incontro
interculturale.
(documento a cura di ARCI Massa Carrara)